Equipaggio
- Luca Colazingari CAPITANO
- Francesco Antonucci
- Marco Micozzi
- Giacomo Checchi
- Stefano Mecci
- Giuliano Catarinozzi
- Simone de Vincenzo
- Enrico Pasiti
- Valerio Zacchino
- Giordano Quaglietti
Iniziamo a maggio con le discese sul fiume, pian piano, per vedere se siamo sincronizzati e affiatati. Ci impegniamo tanto perché il rione lo sentiamo nostro e della nostra famiglia, dei nostri padri e dei nostri nonni; ci impegniamo per fare una bella figura e per lasciarci tutti alle spalle!
L’Arco Trionfale fu eretto in onore di papa Pio VI, come segno di ringraziamento per l’attenzione che mostrò sempre nei confronti di Subiaco, sia come abate che come pontefice.
Realizzato con la pietra “Palombino” di monte Affilano, l’Arco Trionfale è quindi sormontato dal suo stemma papale e dal triregno, e arricchito con due cornucopie. L’opera fu inaugurata nel 1789, anno in cui pontefice Pio VI giunse a Subiaco per consacrare la concattedrale di Sant’Andrea Apostolo.
Il rione che si sviluppò attorno all’Arco Trionfale divenne una vera e propria porta su Roma, nonché il principale snodo per il trasporto di persone e merci. Originariamente, il rione era situato fuori delle mura cittadine: infatti, non esisteva lo “Stradone”, ovvero l’attuale Corso Cesare Battisti, la cui costruzione risale intorno al 1775 e fu voluta da papa Pio VI, la cui intenzione era di dotare il paese di una strada che rendesse più comodo il transito delle carrozze dai piedi del paese fino alla Rocca Abbaziale o dei Borgia.
All’epoca, la porta occidentale di Subiaco era un arco gotico stretto e angusto, situato all’angolo tra le attuali via Vittorio Veneto e via XX settembre, la cosiddetta “Porta degli anguini” (nome che probabilmente deriva dalla deformazione della parola “angiolini”, iscritta sotto una vicina edicola dedicata alla Madonna), che fu demolito appunto perché ostacolava la realizzazione dello “Stradone”. Non è un caso, infatti, che l’Arco Trionfale non sia rivolto verso l’attuale via Cadorna, ma verso l’attuale Corso Cesare Battisti.
Il tratto rettilineo che congiungeva l’Arco alla vecchia porta era denominato “Via della Corsa”, poiché periodicamente fungeva da ippodromo. Infatti, ogni settimana e ogni festa comandata era teatro di corse di cavalli, assai seguite dai sublacensi anche per via delle scommesse: la più attesa era quella del 21 marzo, giorno di San Benedetto, patrono di Subiaco.
La zona intorno all’Arco Trionfale era una vera e propria stazione per le diligenze a pagamento in arrivo ed in partenza per Roma, e per il trasporto delle merci. Per questo l’albergo della Pernice era situato in zona: luogo certamente poco lussuoso, ospitava gente di passaggio come cocchieri o maestranze che lavoravano alla costruzione dell’Arco o nella segheria situata nei pressi dell’attuale Largo Trieste.
Scrisse Alexandre Dumas nel romanzo “Giuseppe Balsamo”:
Per raggiungere in carrozza la capitale occorreva affrontare un viaggio di almeno otto ore. Il trasporto a pagamento di persone e merci era gestito da sublacensi e tiburtini.
Attorno a questa attività, sul finire del Settecento, si sviluppò un piccolo indotto economico generato da maniscalchi, rimesse di carrozze e stalli per i cavalli, botteghe per la lavorazione di basti, selle, redini. Per il resto, su entrambi i lati della strada, vi erano i terreni dei ricchi possidenti coltivati dai mezzadri.
Marcia del Rione
Vi vedremo passar tutti guardandovi sprezzanti dal Ponte di San Francesco.
Fiume ci conosce, ha nutrito i nostri padri e culla il sonno dei nostri figli; a noi basta affacciarci dalla finestra per sentirne la voce cristallina.
Fiume, diglielo tu che nessuno ci toglierà la vittoria!
All’Arco la vittoria, a San Lorenzo la gloria!