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RIONE
VIGNOLA

Edamus, bibamus, gaudeamus

Equipaggio

  • Carlo Donadio CAPITANO
  • Edoardo Pittueo
  • Michele Faccilongo
  • Giuliano Ciaffi
  • Matteo Ciucci
  • Michele Ciucci
  • Walter Felici
  • Matteo Fagiolo
  • Cristian Lollobattista
  • Luca Pianura

“Conobbi Vignola durante la seconda guerra mondiale. La mia famiglia decise di rifugiarsi da quelle parti per sfuggire all’arrivo dei tedeschi. Era un territorio abitato per lo più da contadini che scendevano a Subiaco al sabato, per vendere i loro beni e la domenica per andare a messa. Avendo a disposizione ogni ben di Dio, era gente che non pativa mai la fame. A sera le famiglie si riunivano e pasteggiavano insieme e allegramente, con i frutti del loro duro lavoro.”

La parola “Vignola” deriva da “vigna”: non a caso, il loro era il vino più buono del territorio. Quando le damigiane iniziavano a svuotarsi, saliva l’ebbrezza e l’allegria ed iniziavano i canti. Così, tutti insieme, mangiavano, bevevano e godevano.

In epoca romana Vignola era un territorio di campagna abitato da una minoranza di equi e dalla tribù aniense, alla quale appartenevano i soldati – molti dei quali provenienti, pare, da Tivoli e dintorni – premiati dall’Impero con la concessione di terre, come risarcimento dei loro servigi militari nell’esercito e nelle guerre. Anche il resto di Subiaco apparteneva alla stessa tribù.

Vignola era una zona estremamente ricca di acqua, fondamentale per l’agricoltura e l’allevamento: numerose erano le risorgive, come quella nei pressi de “La Maddalena”. Tra il 1200 e il 1300, inoltre, dalle parti di Forma Focerale vi era un mulino, che apparteneva alle suore benedettine che erano a “La Maddalena” e a Santa Chelidonia.

A testimonianza della forte vocazione agricola, alcuni secoli dopo, Pio VI fece mettere a dimora un gran numero di olivi, donando un Paolo (la moneta pontificia di allora) per ogni albero a chi li coltivasse. Tra l’altro, non è casuale che molte località della contrada conservano attualmente nomi che hanno a che fare con la viticoltura, come Barili, Bottiano, e Tinelli.

La maggior parte dei contadini erano mezzadri che spartivano i loro beni col proprietario del podere da essi coltivato. Durante il 1800, uno dei maggiori possidenti fu il conte Pietro Lucidi, uomo illuminato, con la passione per l’antichità. Fu lui a costruire la chiesa di Santa Chelidonia e Sant’Antonio. Gran cultore del passato, fece riportare alla luce le numerose tombe romane presenti nel sottosuolo di Vignola, donando parte di quei reperti al monastero di Santa Scolastica.

Infine, Vignola è legata a doppio filo al culto di Santa Chelidonia e a Mora Ferogna. Il suggestivo luogo dove sorge la piccola chiesa dedicata alla santa, secoli fa era dedicato al culto della ninfa Feronia, della quale parla il poeta Carducci, osservando che in un certo momento storico questa fu “declassata” da divinità a ninfa. Feronia era una divinità legata alle acque, ai boschi e alle messi, e le risorgive del territorio, assieme alla generosità della terra, rappresentavano per gli antichi vignolesi la vita stessa.

Marcia del Rione

Siamo gente terregna e fiera e forte, e non conosciamo la parola sconfitta.
Da sempre pronti a difendere il nostro onore, con le buone e le cattive.
Chiedetelo a quelli della Valle che assaggiarono in passato le nostre pietre.
Fiume non puoi che amare chi ama la vita, e noi la amiamo!

A Vignola la vittoria, a San Lorenzo la gloria!

Pagaia di Legno 2016

Vincitore del Palio 2014